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Allevamento (captive breeding) di Ululone appenninico

A partire dall'anno 2000 è stato avviato un allevamento di esemplari di Ululone appenninico (Bombina pachypus) mediante la raccolta di uova e larve (in qualche caso anche di neometamorfosati) in ambienti a rischio e il loro allevamento in condizioni controllate fino allo stadio subadulto e adulto. La raccolta delle uova e delle larve è stata effettuata in alcune stazioni dell'Appennino bolognese e tosco-romagnolo.

L'attività è stata avviata allo scopo di:

  • allevare in condizioni controllate gruppi di neometamorfosati per ognuna delle stazioni, al fine di effettuare uno studio comparativo sull'accrescimento e sulla percentuale di sopravvivenza di ciascun gruppo;
  • ottenere individui subadulti da rilasciare, previa marcatura mediante fotografia del pattern ventrale, nelle suddette stazioni, o da trattenere in parte per la costituzione di un pool di riproduttori utilizzabili per tentativi di captive breeding.

Per il primo anno i metamorfosati sono stati allevati a gruppi di due in vaschette in  materiale plastico acquistate per l’occasione, quindi mai venute a contatto con altri anfibi. Sono stati poi trasferiti in terracquari in vetro realizzati per l'occasione e in vasche e pozze recintate, predisposte in ambiente esterno.

L’accrescimento di ogni individuo è stato costantemente monitorato attraverso misurazioni di peso e di lunghezza: la taglia adulta è stata raggiunta con notevole anticipo (per lo più a un anno di età) rispetto ai tempi osservati in natura (2-3 anni).

Tra il 2000 e il 2003 sono stati allevati complessivamente circa 150 esemplari, con un successo molto elevato (in media superiore al 70%) in rapporto ai numeri di uova e girini di partenza. Una parte di questi esemplari è già stata rilasciata a 1-2 anni di età in stazioni in cui era stato censito un bassissimo numero di individui (tra 2 e 4 per stazione). Altri rilasci di esemplari adulti, subadulti, neometamorfosati e girini sono stati effettuati nel 2004 e nel 2005.

Gli esemplari allevati a partire dal 2000 si sono riprodotti con successo presso il Centro Anfibi già nel 2002, sia in terracquari, sia in pozze recintate in ambiente naturale. Lo stock degli esemplari allevati si è quindi notevolmente ampliato, senza più comportare la necessità di prelevare uova o larve in natura.

Tra il 2002 e il 2005 sono stati rilasciati oltre 500 esemplari, di cui un centinaio tra adulti e subadulti, un centinaio di giovani neometamorfosati e circa 350 girini, tutti  ottenuti attraverso il captive breeding. I rilasci sono stati effettuati nelle stazioni di provenienza dei riproduttori e in altri siti di presenza storica della specie, interessati da interventi di ripristino e gestione di habitat idonei. Quasi tutti gli esemplari allevati sono dunque stati rilasciati o traslocati nell'area esterna di allevamento della specie.

Patologie osservate

Nel corso degli allevamenti condotti nel 2000 e nel 2001, sono stati osservati alcuni episodi di mortalità che hanno colpito in particolare i neometamorfosati raccolti nelle stazioni della collina bolognese.

Entro una o al massimo due settimane dalla raccolta, tali individui hanno manifestato una sintomatologia caratteristica, contraddistinta da desquamazione dell’epidermide, difficoltà locomotorie, tendenza a portarsi all’asciutto, anoressia, a volte iperemia a livello delle dita. Il decorso è risultato sempre letale nell’arco di pochi giorni dalla comparsa dei primi sintomi.

Per contro, altri neometamorfosati raccolti a più riprese in stazioni dell’Appennino tosco-romagnolo negli anni tra il 2000 e il 2002 e allevati allo stesso modo, ma separatamente dai primi, non hanno mai manifestato il problema.

Attraverso indagini molecolari e istologiche condotte sugli individui deceduti, si è arrivati alla diagnosi di una grave infezione fungina che da qualche tempo colpisce gli Anfibi in varie parti del mondo: la chitridiomicosi.

L'infezione è stata completamente eradicata nelle vasche di allevamento mediante trattamenti degli esemplari con itraconazolo (Sporanox) e disinfezioni delle vasche e dei materiali con Amuchina al 5%.

Prima di procedere ai rilasci in natura, si è controllato lo stato sanitario degli esemplari per escludere la  presenza dell'infezione.







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